Con la primavera sono fioriti gli imbrattamenti da tag su muri e serrande del complesso dei Magazzini, da nord a sud, dal lato di via Sammartini come da quello di via Aporti.
Questa la situazione fotografata sabato 2 aprile a mezzogiorno, lungo i quasi 3 km di facciate.
Per i malati del “lasciare un segno”, la tentazione è troppa.
Serrande ridipinte e intonaci puliti ricominciano a essere presi di mira, con il livello più basso di comunicazione: la traccia di un passaggio.
Lo abbiamo già detto: 3 kilometri di “foglio bianco”, un foglio che non è di nessuno, che non ha intorno segni di vita, passaggio di persone, sono lì solo ad aspettare di essere pasticciati. Noi lo diciamo da sempre, solo i luoghi vissuti vengono percepiti come luoghi di tutti.
Tutte le nostre attività e iniziative in questi anni hanno sempre avuto come obiettivo il riempire questi spazi di vita e attività. Sappiamo che qualsiasi risistemazione dei Magazzini richiederà tempi lunghi: ma nel frattempo è necessario promuovere forme di riuso di questi spazi, prima temporanee perché i quartieri e la città ci “facciano amicizia” e imparino a frequentarli; e poi, definitive, non solo dedicate allo sfruttamento commerciale ma anche utili a fini sociali.
E’ necessario ma insufficiente continuare a ripulire e riparare imbrattamenti e vandalismi, è inutile dedicarsi alla “caccia all’imbrattatore”, se non si riesce a far passare il messaggio che i muri, le strade, i quartieri che vi si affacciano sono “di tutti e non di nessuno”. C’è sempre più bisogno di “vita intorno ai binari”. E noi ci portiamo tutta quella che riusciamo a richiamare.