Ieri ho partecipato alla seduta pubblica della commissione aperta “coesione sociale e sicurezza sulla Stazione Centrale, Aporti, Sammartini e Greco” del Consiglio di Zona 2, presieduta da Stefano Costa con la partecipazione dell’Assessore Marco Granelli e di rappresentanti delle forze dell’ordine, oltre che del Presidente del CdZ2, Mario Villa e la presenza di molti Consiglieri.
Prima dell’inizio delle riunione ho consegnato un documento, che riportava alcune osservazioni relative alla sicurezza, riguardante l’area di mia conoscenza: il Parchetto di via Sammartini 31.
Stefano Costa mi ha chiesto di aprire il dibattito con una breve presentazione delle mie richieste.
Avrei potuto “aprire le danze” delle lamentele alla Amministrazione, come peraltro hanno fatto puntualmente gli intervenuti che, dopo il mio discorso (limitato ai 3 minuti concessi per consentire la più larga partecipazione), si sono scatenati in una bagarre di richieste “personali” e invettive nei confronti della Giunta attuale che hanno trasformato quello che poteva essere un punto di incontro in una battaglia contro i mulini a vento.
Ho preferito invece parlare di “coesione sociale” che sento essere l’argomento più importante da affrontare per poter raggiungere uno stabile standard di sicurezza.
Vorrei quindi riportare le parti del mio documento che ho esposto, tralasciando le righe nelle quali richiedo interventi delle autorità preposte per la tutela della sicurezza (che sono comunque state consegnate sia al CdZ2 che all’Assessore):
In questi anni la situazione di via Sammartini ha visto una continua mutazione: dopo i primi tempi di degrado sia delle cose che delle frequentazioni si è passati ad un lento ma efficace recupero di alcuni tratti della via, determinati sia dalle necessità di chi li vive e chiede una maggiore tutela della sicurezza (come la zona denominata “Gay Street” che ha visto gli interventi del Comune per rendere più controllate sia la viabilità che la sosta, a vantaggio dell’incolumità generale e della vivibilità del luogo) sia dalla conseguenza di riedificazioni per uso privato eseguite con attenzione ai conseguenti usi pubblici delle zone interessate (come i “Giardinetti Sammartini”, edificati sopra l’area comunale data in concessione 90ennale per i parcheggi sotterranei).
Indubbiamente la riqualificazione dell’area superficiale di pertinenza dei Box sotterranei di via Sammartini 31, ora identificata con i Giardinetti Sammartini, è stata una prova pratica della possibilità di recupero di zone degradate grazie alla restituzione del “bene comune” attraverso interventi di abbellimento e fruizione pubblica, con campo giochi, verde curato, luoghi di conversazione e riposo e illuminazione adeguata.
Ne è un esempio anche l’apprezzatissimo risultato della riqualificazione della Darsena di Milano, restituita da poco alla cittadinanza e potrebbe esserlo anche la “promessa” sistemazione di tutto il comparto dei Magazzini Raccordati, che Grandi Stazioni ha presentato poco tempo fa.
Come per tutte queste iniziative, dopo il naturale periodo di compiacimento per i risultati ottenuti e di “gioiosa” riutilizzazione della comunità, segue la necessità di preservare il bene da atti di vandalismo e dubbie frequentazioni che rischiano, se non controllate, di dare spazio al nuovo degrado e allontanare la gente comune, facendo strada a un nuovo periodo buio.
Qui, ai Giardinetti Sammartini, esiste e resiste però una naturale stabilizzazione, favorita dalla cura dei luoghi che in questo caso è a carico dei proprietari dei box sotterranei, che ha portato al continuo incremento di utilizzo sia del campo per il gioco del basket (ora frequentato da molti ragazzi continuamente durante la giornata) che degli attigui giardinetti dove di possono vedere mamme con bambini e persone che parlano o leggono sedute sulle panchine.
Questo però non deve far ridurre l’attenzione sulla possibilità che, senza controllo, questo trend positivo possa trasformarsi in una nuova fase di abbruttimento e di impoverimento dei costumi.
La doverosa cura del bene comune, come già detto, è comunque garantita dall’impegno operativo ed economico del “condominio” cioè di quelle persone che, come proprietari dei box sottostanti, hanno stipulato con il Comune una convenzione specifica che impegna a carico loro la gestione ed il mantenimento delle strutture.
Per concludere vorremmo portare l’attenzione su un piano più “sociale”: questa zona, che offre quindi svago e spazi di collettività, che è diventata, nella sua unicità, un catalizzatore di collettività, vede la continua presenza di nuclei di persone di diversa provenienza e razza che tendono a creare gruppi tra loro isolati, senza possibilità ne volontà di contatto. Solo il gioco del Basket ci propone a volte strabilianti incontri tra squadre miste dove la competizione è sempre autoregolata e non sfocia mai nella violenza.
Ci sono quindi giovani e adulti provenienti dalle comunità Sudamericane, Cinesi, Indiane e Africane nonché Italiane che frequentano naturalmente i Giardinetti Sammartini e non hanno un punto di incontro tra le loro culture che spesso, specie tra i giovani, sono molto simili ma hanno una base di diversificazione che meriterebbe di diventare patrimonio comune.
Anche con la recente opera del Murale della Resistenza, dipinto da due noti artisti e patrocinata dal Comune di Milano con il supporto del Gruppo FAS, che si è realizzata proprio nei giardinetti, non c’è stata una risposta diffusa né un approccio culturale con gli “altri” per trovare una traccia comune nelle loro storie, nelle loro “resistenze”.
Sarebbe quindi auspicabile che si operasse per dare momenti di “comunione” a tutti i frequentatori dei Giardinetti organizzando iniziative con la partecipazione di operatori culturali e sociali delle varie comunità con i quali decidere un percorso di avvicinamento dei desideri e delle aspettative di ogni gruppo sociale qui presente.
Il problema della sensazione di sicurezza mancante a causa della divisione tra “genie” dei frequentatori della zona e della tendenza a creare gruppi chiusi senza aperture al dialogo “ecumenico” è che ci porta a temere sempre per la nostra incolumità quando notiamo raggruppamenti di gente “diversa”.
Da qui dobbiamo distinguere la “delinquenza comune” dalla “socializzazione tra simili”, imparando ad allertare le strutture che devono garantirci protezione e sicurezza su situazioni di reale pericolo e non solo di “sospetto”.
Dalla “coesione sociale” alla sensazione di “sicurezza” il passo è breve…
COMITATO PARCHEGGIO SAMMARTINI 31
Loris Reale – Presidente
membro del consiglio direttivo dell’Associazione
Gruppo FAS – Ferrante Aporti Sammartini